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Lenin in pillole
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==imperialismo: stadio supremo del capitalismo== La crescita e lo sviluppo dei cosiddetti trust (monopoli) nazionali ed internazionali, ovvero la formazione del capitale finanziario - tramite la fusione di capitale bancario e industriale - avvenuta per la prima volta nel periodo a cavallo tra il XIX e XX secolo, ha come conseguenza diretta il conflitto tra i trust per la conquista dei mercati internazionali, e quindi lo sviluppo delle politiche imperialistiche. Le modalità in cui si evolve il Capitalismo in quel determinato periodo storico, definito da Lenin come "imperialismo: stadio supremo del capitalismo", sono le seguenti: - Concentrazione della produzione e del capitale, che ha raggiunto un grado talmente alto di sviluppo da creare i monopoli con funzione decisiva nella vita economica; - Fusione del capitale bancario col capitale industriale e il formarsi, sulla base di questo "capitale finanziario", di un'oligarchia finanziaria; - Prevalenza dell'esportazione di capitale in rapporto all'esportazione di merci; - Sorgere di associazioni monopolistiche internazionali di capitalisti, che si ripartiscono il mondo; - Compiuta ripartizione del pianeta tra le più grandi potenze capitalistiche. Così è descritta la divisione del mercato mondiale operata dai trust internazionali e la formazione di una classe parassitaria di possessori di reddito azionario: «il capitalismo ha la proprietà di staccare il possesso del capitale dal suo impiego nella produzione, il capitale liquido dal capitale industriale e produttivo, di separare il 'rentier', che vive soltanto del profitto tratto dal capitale liquido, dall'imprenditore [...] l'imperialismo, cioè l'egemonia del capitale finanziario, è lo stadio supremo del capitalismo in cui tale separazione assume le maggiori dimensioni». Ne sono conseguenze i diversi fenomeni speculativi, finanziari, di Borsa, dei terreni, immobiliari. Se la forma dominante del capitale non è più quella industriale, ma è quella finanziaria, se «per il vecchio capitalismo, sotto il pieno dominio della libera concorrenza, era caratteristica l'esportazione di merci, per il nuovo capitalismo, sotto il dominio dei monopoli, è caratteristica l'esportazione del capitale [...] la necessità dell'esportazione di capitale è determinata dal fatto che in alcuni paesi il capitalismo è diventato più che maturo e al capitale [...] non rimane più un campo di investimento redditizio». In questa fase, secondo la visione leniniana, si mostra più palesemente il carattere antisociale e l'irrazionalità del capitalismo e la conflittualità che esso provoca fra la sua necessità di profitto e i bisogni sociali della popolazione. Si può riassumere la definizione leniniana di imperialismo come «capitalismo giunto alla fase dello sviluppo in cui si è formato il dominio dei monopoli e del capitale finanziario, ha acquisito grande importanza l'esportazione dei capitali, è iniziata la divisione del mondo fra i trust internazionali e i maggiori paesi capitalistici si sono divisi l'intera superficie terrestre». --------------------------------------------------------- Le conseguenze dell'analisi dell'imperialismo sono, per Lenin, le seguenti: L'analisi delle contraddizioni del capitalismo e quindi l'impossibilità per il Capitalismo di mantenersi come sistema che si autoregola, non significa un necessario passaggio al superamento "positivo" della forma capitalistica borghese. Gli effetti dell'instabiità del Capitalismo non portano necessariamente verso il socialismo ma possono portare verso crisi, guerre, distruzioni. L'evoluzione della storia non è scritta! Detto in altri termini, l'evoluzione della lotta di classe dipende dalla soggettività, dalla politica, dalla volontà e intelligenza di chi contrasta il Capitalismo: chi si pone alla guida del proletariato si deve impegnare per contrastare il potenziale distruttivo e la violenza scatenata dal Capitalismo, indirizzandoli verso la rivoluzione. ---------------------------------- <b>Lo sviluppo della storia non è deterministico</b> ovvero le leggi economico/sociali/politiche, i modelli rappresentativi, l'evoluzione della storia e del conflitto sociale non sono già scritti ne' predeterminati. Marx ha dato i modelli rappresentativi per descrivere, in ultima istanza, i fattori che determinano la storia e l'evoluzione del processo economico di produzione/dominio/sfruttamento, per illustrare le ragioni per cui il capitalismo ha in se delle spinte contraddittorie che lo rendono instabile e il cui assetto è sempre tendente alla crisi. <b>Lenin ci insegna che le modalità in cui si esprimono le crisi non sono predefinite.</b> Per il filone della socialdemocrazia, ad esempio, la crisi di sovrapproduzione e la caduta tendenziale del saggio di profitto, portano "necessariamente" ad un superamento del capitalismo ed ad un passaggio, anche pacifico, al governo dell'economia da parte del proletariato. Secondo questa visione i grandi capitali competono in maniera "pacifica": chi prevale assorbe in qualche modo chi perde, fino ad arrivare ad un monopolio unico. Visto che restano ancora le contraddizioni legate alla caduta tendenziale del saggio di profitto, la fase dei monopoli risulta divenire il passaggio anticipatore della successiva del socialismo/comunismo. Compito del proletariato (e del partito) è quindi quello di mantenere aperti gli spazi di democrazia ed aspettare che si attuino gli eventi della storia. Secondo Lenin invece occorre capire che il conflitto tra i Capitali, la competizione per la conquista dei mercati, non ha quasi mai esiti pacifici. I grandi capitali non soccombono e non cedono il potere pacificamente, ma sono disposti a versare sangue e distruzione, a scatenare guerre e sterminio pur di sovrastare chi gli si oppone. E questo atteggiamento sanguinario è egualmente corrisposto se gli antagonisti agli imperialismi sono il proletario o gli imperialismi/capitalisti concorrenti. In questo contesto quindi assume un ruolo importante la politica e la soggettività. La politica che deve guidare il proletariato: il partito dei lavoratori che si pone l'obiettivo di prendere il potere.
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