Lenin in pillole: differenze tra le versioni

Da Wikileft.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
 
(6 versioni intermedie di uno stesso utente non sono mostrate)
Riga 2: Riga 2:


==imperialismo: stadio supremo del capitalismo==
==imperialismo: stadio supremo del capitalismo==
La nascita e lo sviluppo dei cosiddetti trust (monopoli) nazionali ed internazionali, ovvero la formazione del capitale finanziario - tramite la fusione di capitale bancario e industriale - avvenuta per la prima volta nel periodo a cavallo tra il XIX e XX secolo, ha come conseguenza diretta il conflitto tra i trust per la conquista dei mercati, e quindi lo sviluppo delle politiche imperialistiche.
La crescita e lo sviluppo dei cosiddetti trust (monopoli) nazionali ed internazionali, ovvero la formazione del capitale finanziario - tramite la fusione di capitale bancario e industriale - avvenuta per la prima volta nel periodo a cavallo tra il XIX e XX secolo, ha come conseguenza diretta il conflitto tra i trust per la conquista dei mercati internazionali, e quindi lo sviluppo delle politiche imperialistiche.


Le modalità in cui si evolve il Capitalismo in quel determinato periodo storico, definito da Lenin come "imperialismo: stadio supremo del capitalismo", sono le seguenti:
Le modalità in cui si evolve il Capitalismo in quel determinato periodo storico, definito da Lenin come "imperialismo: stadio supremo del capitalismo", sono le seguenti:
Riga 21: Riga 21:


Le conseguenze dell'analisi dell'imperialismo sono, per Lenin, le seguenti:
Le conseguenze dell'analisi dell'imperialismo sono, per Lenin, le seguenti:
L'analisi delle contraddizioni del capitalismo e quindi l'impossibilità per il Capitalismo di  mantenersi come sistema che si autoregola, non significa un necessario passaggio al  superamento "positivo" della forma capitalistica borghese. Gli effetti dell'instabiità del Capitalismo non portano necessariamente verso il socialismo ma possono portare verso crisi, guerre, distruzioni.
L'evoluzione della storia non è scritta!
Detto in altri termini, l'evoluzione della lotta di classe dipende dalla soggettività, dalla politica, dalla volontà e intelligenza di chi contrasta il Capitalismo: chi si pone alla guida del proletariato si deve impegnare per contrastare il potenziale distruttivo e la violenza scatenata dal Capitalismo, indirizzandoli verso la rivoluzione.
----------------------------------


<b>Lo sviluppo della storia non è deterministico</b>
<b>Lo sviluppo della storia non è deterministico</b>


ovvero le leggi economico/sociali/politiche, i modelli rappresentativi, l'evoluzione della storia e del conflitto sociale non è scritto ne' predeterminato. Marx ha dato i modelli rappresentativi per descrivere, in ultima istanza, i fattori che determinano la storia e l'evoluzione del processo economico di produzione/dominio/sfruttamento, per illustrare le ragioni per cui il capitalismo ha in se delle spinte contraddittorie che lo rendono instabile e il cui assetto è sempre tendente alla crisi.
ovvero le leggi economico/sociali/politiche, i modelli rappresentativi, l'evoluzione della storia e del conflitto sociale non sono già scritti ne' predeterminati. Marx ha dato i modelli rappresentativi per descrivere, in ultima istanza, i fattori che determinano la storia e l'evoluzione del processo economico di produzione/dominio/sfruttamento, per illustrare le ragioni per cui il capitalismo ha in se delle spinte contraddittorie che lo rendono instabile e il cui assetto è sempre tendente alla crisi.
<b>Lenin ci insegna che le modalità in cui si esprimono le crisi non sono predefinite.</b>
<b>Lenin ci insegna che le modalità in cui si esprimono le crisi non sono predefinite.</b>
Per il filone della socialdemocrazia, ad esempio, la crisi di sovrapproduzione e la caduta tendenziale del saggio di profitto, portano "necessariamente" ad un superamento del capitalismo ed ad un passaggio, anche pacifico, al governo dell'economia da parte del proletariato.  
Per il filone della socialdemocrazia, ad esempio, la crisi di sovrapproduzione e la caduta tendenziale del saggio di profitto, portano "necessariamente" ad un superamento del capitalismo ed ad un passaggio, anche pacifico, al governo dell'economia da parte del proletariato.  
Secondo questa visione i grandi capitali competono in maniera "pacifica": chi prevale assorbe in qualche modo chi perde, fino ad arrivare ad un monopolio unico. Restando, tuttavia, ancora le contraddizioni legate alla caduta tendenziale del saggio di profitto, la fase dei monopoli risultano divenire il passaggio precursore della successiva del socialismo/comunismo.
Secondo questa visione i grandi capitali competono in maniera "pacifica": chi prevale assorbe in qualche modo chi perde, fino ad arrivare ad un monopolio unico. Visto che restano ancora le contraddizioni legate alla caduta tendenziale del saggio di profitto, la fase dei monopoli risulta divenire il passaggio anticipatore della successiva del socialismo/comunismo. Compito del proletariato (e del partito) è quindi quello di mantenere aperti gli spazi di democrazia ed aspettare che si attuino gli eventi della storia.


Secondo Lenin
Secondo Lenin invece occorre capire che il conflitto tra i Capitali, la competizione per la conquista dei mercati, non ha quasi mai esiti pacifici. I grandi capitali non soccombono e non cedono il potere pacificamente, ma sono disposti a versare sangue e distruzione, a scatenare guerre e sterminio pur di sovrastare chi gli si oppone.


E questo atteggiamento sanguinario è egualmente corrisposto se gli antagonisti agli imperialismi sono il proletario o gli imperialismi/capitalisti concorrenti.


soggettività
In questo contesto quindi assume un ruolo importante la politica e la soggettività. La politica che deve guidare il proletariato: il partito dei lavoratori che si pone l'obiettivo di prendere il potere.


== Trasformare la guerra imperialista in guerra rivoluzionaria==
== Trasformare la guerra imperialista in guerra rivoluzionaria==
. Fra le parti in guerra non c'è differenza; il significato di nazionale, che ogni borghesia cerca di attribuire alla propria guerra, nasconde il reale contenuto di rapina: «La Germania si batte non per liberare ma per opprimere le nazioni. Non è compito dei socialisti aiutare il brigante più giovane e forte a depredare i briganti più vecchi e nutriti».


Si può distinguere tra guerra giusta e ingiusta: indipendentemente da colui che attacca per primo, è aggressore colui che opprime; se l'oppresso lotta contro l'oppressore, conduce una guerra giusta. La parola d'ordine della difesa della patria è legittima e progressista in caso di guerra di liberazione nazionale, ma è reazionaria nel caso di guerra imperialista: «Il periodo dal 1789 al 1871 fu l'epoca di un capitalismo progressivo in cui l'abbattimento del feudalesimo, dell'assolutismo e la liberazione dal giogo straniero erano all'ordine del giorno della storia. Su questa unica base si poteva ammettere la 'difesa della patria', cioè la lotta contro l'oppressione. Oggi si potrebbe ancora applicare questa concezione in una guerra contro le grandi potenze imperialistiche, ma sarebbe assurdo applicarla in una guerra fra queste grandi potenze, in cui si tratta di sapere chi saprà spogliare meglio i paesi balcanici, l'Asia minore ecc. [...] una classe rivoluzionaria non può, durante una guerra reazionaria, che augurarsi la sconfitta del proprio governo [...] la rivoluzione in tempo di guerra è la guerra civile; la trasformazione della guerra dei governi in guerra civile è facilitata dalla sconfitta di questi governi».
Lenin quindi punta sulla politica e sul partito per fermare l'evoluzione sanguinaria dell'imperialismo/capitalismo.
 
Per Lenin la pace è l'obiettivo principale, e la Rivoluzione diventa un obiettivo necessario e urgente proprio perché strumento per fermare la guerra e inibire la potenzialità distruttiva del capitalismo.


Allo scatenarsi della Prima Guerra Mondiale Lenin conia la parola d'ordine "Trasformare la guerra imperialista in guerra rivoluzionaria"


''Fra le parti in guerra non c'è differenza; il significato di nazionale, che ogni borghesia cerca di attribuire alla propria guerra, nasconde il reale contenuto di rapina: «La Germania si batte non per liberare ma per opprimere le nazioni. Non è compito dei socialisti aiutare il brigante più giovane e forte a depredare i briganti più vecchi e nutriti».


Si può distinguere tra guerra giusta e ingiusta: indipendentemente da colui che attacca per primo, è aggressore colui che opprime; se l'oppresso lotta contro l'oppressore, conduce una guerra giusta. La parola d'ordine della difesa della patria è legittima e progressista in caso di guerra di liberazione nazionale, ma è reazionaria nel caso di guerra imperialista: «Il periodo dal 1789 al 1871 fu l'epoca di un capitalismo progressivo in cui l'abbattimento del feudalesimo, dell'assolutismo e la liberazione dal giogo straniero erano all'ordine del giorno della storia. Su questa unica base si poteva ammettere la 'difesa della patria', cioè la lotta contro l'oppressione. Oggi si potrebbe ancora applicare questa concezione in una guerra contro le grandi potenze imperialistiche, ma sarebbe assurdo applicarla in una guerra fra queste grandi potenze, in cui si tratta di sapere chi saprà spogliare meglio i paesi balcanici, l'Asia minore ecc. [...] una classe rivoluzionaria non può, durante una guerra reazionaria, che augurarsi la sconfitta del proprio governo [...] la rivoluzione in tempo di guerra è la guerra civile; la trasformazione della guerra dei governi in guerra civile è facilitata dalla sconfitta di questi governi».''


Il 7 novembre 1917 (25 Ottobre 1917 nel calendario gregoriano in vigore in Russia) con l'assalto al Palazzo di Inverno segna la vittoria della rivoluzione sovietica


==I tentativi di Rivoluzioni Precedenti (1905) e la Rivoluzione del '17==
Lenin quindi capisce che il compito dei comunisti non è quello di scatenare la violenza per prendere il potere, ma, come nelle arti marziali, di convogliare la violenza scatenata dai capitalismi durante lo scontro tra loro, per trasformarla in rivoluzione.


Questo il motivo del fallimento delle rivoluzioni precedenti, e il successo della Rivoluzione del '17 (e anche di quelle future come quella Cinese nel 1949).


==Insegnamenti==
Quindi in sintesi cosa insegna Lenin, in termini di indicazioni sui compiti e gli obiettivi una organizzazione politica dei lavoratori:


- La necessità dell'analisi dei processi di competizione tra i capitalismi internazionali.


- La necessità dell'analisi delle evoluzioni delle modalità in cui confliggono gli imperialismi,


- La necessità di una organizzazione politica conseguente agli scenari prefigurati.


- La Consapevolezza che il Capitale ha un grado superiore di potenza militare e che compito dei comunisti è lottare per il pane, il lavoro, la pace, sforzandosi di non innalzare mai il livello di scontro in termini di conflitto fisico. Il livello di scontro è sempre innalzato dalla Borghesia, il partito deve essere consapevole e agire tenendone conto.


- La consapevolezza che la guerra è guerra imperialista, e che compito dei comunisti è di non parteggiare per i governi della sua nazione ma di lottare per la pace, e, se le situazioni lo consentono o lo impongono, prendere il potere per mantenere la pace e fermare la distruttività del Capitalismo imperialista.


- <b>La rivoluzione come mezzo e non come fine</b>. Se il fine è il comunismo/socialismo, la rivoluzione come passaggio verso il superamento del Capitalismo è uno (il più probabile ma non l'unico) mezzo per arrivarci. (tema da sviluppare)




A differenza dello società borghese, che considera lo Stato una necessità permanente per la sua esistenza, nella società socialista lo Stato è destinato a estinguersi e dovrà essere organizzato in modo che cominci a estinguersi: «Noi ci assegniamo come scopo finale la soppressione dello Stato, cioè di ogni forma organizzata e sistematica di ogni violenza esercitata contro gli uomini in generale. Noi non auspichiamo l'avvento di un ordinamento sociale in cui non venga osservato il principio della sottomissione della minoranza alla maggioranza. Ma, aspirando al socialismo, abbiamo la convinzione che esso si trasformerà in comunismo, e che scomparirà quindi ogni necessità di ricorrere in generale alla violenza contro gli uomini [...] perché gli uomini si abitueranno a osservare le condizioni elementari della convivenza sociale, senza violenza e senza sottomissione».
''A differenza dello società borghese, che considera lo Stato una necessità permanente per la sua esistenza, nella società socialista lo Stato è destinato a estinguersi e dovrà essere organizzato in modo che cominci a estinguersi: «Noi ci assegniamo come scopo finale la soppressione dello Stato, cioè di ogni forma organizzata e sistematica di ogni violenza esercitata contro gli uomini in generale. Noi non auspichiamo l'avvento di un ordinamento sociale in cui non venga osservato il principio della sottomissione della minoranza alla maggioranza. Ma, aspirando al socialismo, abbiamo la convinzione che esso si trasformerà in comunismo, e che scomparirà quindi ogni necessità di ricorrere in generale alla violenza contro gli uomini [...] perché gli uomini si abitueranno a osservare le condizioni elementari della convivenza sociale, senza violenza e senza sottomissione».
''

Versione attuale delle 21:33, 3 giu 2008

Lenin analizza le trasformazioni del Capitale sulla scena internazionale come premessa allo sviluppo dell'imperialismo.

imperialismo: stadio supremo del capitalismo

[modifica]

La crescita e lo sviluppo dei cosiddetti trust (monopoli) nazionali ed internazionali, ovvero la formazione del capitale finanziario - tramite la fusione di capitale bancario e industriale - avvenuta per la prima volta nel periodo a cavallo tra il XIX e XX secolo, ha come conseguenza diretta il conflitto tra i trust per la conquista dei mercati internazionali, e quindi lo sviluppo delle politiche imperialistiche.

Le modalità in cui si evolve il Capitalismo in quel determinato periodo storico, definito da Lenin come "imperialismo: stadio supremo del capitalismo", sono le seguenti: - Concentrazione della produzione e del capitale, che ha raggiunto un grado talmente alto di sviluppo da creare i monopoli con funzione decisiva nella vita economica; - Fusione del capitale bancario col capitale industriale e il formarsi, sulla base di questo "capitale finanziario", di un'oligarchia finanziaria; - Prevalenza dell'esportazione di capitale in rapporto all'esportazione di merci; - Sorgere di associazioni monopolistiche internazionali di capitalisti, che si ripartiscono il mondo; - Compiuta ripartizione del pianeta tra le più grandi potenze capitalistiche.

Così è descritta la divisione del mercato mondiale operata dai trust internazionali e la formazione di una classe parassitaria di possessori di reddito azionario: «il capitalismo ha la proprietà di staccare il possesso del capitale dal suo impiego nella produzione, il capitale liquido dal capitale industriale e produttivo, di separare il 'rentier', che vive soltanto del profitto tratto dal capitale liquido, dall'imprenditore [...] l'imperialismo, cioè l'egemonia del capitale finanziario, è lo stadio supremo del capitalismo in cui tale separazione assume le maggiori dimensioni».

Ne sono conseguenze i diversi fenomeni speculativi, finanziari, di Borsa, dei terreni, immobiliari. Se la forma dominante del capitale non è più quella industriale, ma è quella finanziaria, se «per il vecchio capitalismo, sotto il pieno dominio della libera concorrenza, era caratteristica l'esportazione di merci, per il nuovo capitalismo, sotto il dominio dei monopoli, è caratteristica l'esportazione del capitale [...] la necessità dell'esportazione di capitale è determinata dal fatto che in alcuni paesi il capitalismo è diventato più che maturo e al capitale [...] non rimane più un campo di investimento redditizio».

In questa fase, secondo la visione leniniana, si mostra più palesemente il carattere antisociale e l'irrazionalità del capitalismo e la conflittualità che esso provoca fra la sua necessità di profitto e i bisogni sociali della popolazione.

Si può riassumere la definizione leniniana di imperialismo come «capitalismo giunto alla fase dello sviluppo in cui si è formato il dominio dei monopoli e del capitale finanziario, ha acquisito grande importanza l'esportazione dei capitali, è iniziata la divisione del mondo fra i trust internazionali e i maggiori paesi capitalistici si sono divisi l'intera superficie terrestre».


Le conseguenze dell'analisi dell'imperialismo sono, per Lenin, le seguenti:

L'analisi delle contraddizioni del capitalismo e quindi l'impossibilità per il Capitalismo di mantenersi come sistema che si autoregola, non significa un necessario passaggio al superamento "positivo" della forma capitalistica borghese. Gli effetti dell'instabiità del Capitalismo non portano necessariamente verso il socialismo ma possono portare verso crisi, guerre, distruzioni. L'evoluzione della storia non è scritta! Detto in altri termini, l'evoluzione della lotta di classe dipende dalla soggettività, dalla politica, dalla volontà e intelligenza di chi contrasta il Capitalismo: chi si pone alla guida del proletariato si deve impegnare per contrastare il potenziale distruttivo e la violenza scatenata dal Capitalismo, indirizzandoli verso la rivoluzione.


Lo sviluppo della storia non è deterministico

ovvero le leggi economico/sociali/politiche, i modelli rappresentativi, l'evoluzione della storia e del conflitto sociale non sono già scritti ne' predeterminati. Marx ha dato i modelli rappresentativi per descrivere, in ultima istanza, i fattori che determinano la storia e l'evoluzione del processo economico di produzione/dominio/sfruttamento, per illustrare le ragioni per cui il capitalismo ha in se delle spinte contraddittorie che lo rendono instabile e il cui assetto è sempre tendente alla crisi. Lenin ci insegna che le modalità in cui si esprimono le crisi non sono predefinite. Per il filone della socialdemocrazia, ad esempio, la crisi di sovrapproduzione e la caduta tendenziale del saggio di profitto, portano "necessariamente" ad un superamento del capitalismo ed ad un passaggio, anche pacifico, al governo dell'economia da parte del proletariato. Secondo questa visione i grandi capitali competono in maniera "pacifica": chi prevale assorbe in qualche modo chi perde, fino ad arrivare ad un monopolio unico. Visto che restano ancora le contraddizioni legate alla caduta tendenziale del saggio di profitto, la fase dei monopoli risulta divenire il passaggio anticipatore della successiva del socialismo/comunismo. Compito del proletariato (e del partito) è quindi quello di mantenere aperti gli spazi di democrazia ed aspettare che si attuino gli eventi della storia.

Secondo Lenin invece occorre capire che il conflitto tra i Capitali, la competizione per la conquista dei mercati, non ha quasi mai esiti pacifici. I grandi capitali non soccombono e non cedono il potere pacificamente, ma sono disposti a versare sangue e distruzione, a scatenare guerre e sterminio pur di sovrastare chi gli si oppone.

E questo atteggiamento sanguinario è egualmente corrisposto se gli antagonisti agli imperialismi sono il proletario o gli imperialismi/capitalisti concorrenti.

In questo contesto quindi assume un ruolo importante la politica e la soggettività. La politica che deve guidare il proletariato: il partito dei lavoratori che si pone l'obiettivo di prendere il potere.

Trasformare la guerra imperialista in guerra rivoluzionaria

[modifica]

Lenin quindi punta sulla politica e sul partito per fermare l'evoluzione sanguinaria dell'imperialismo/capitalismo.

Per Lenin la pace è l'obiettivo principale, e la Rivoluzione diventa un obiettivo necessario e urgente proprio perché strumento per fermare la guerra e inibire la potenzialità distruttiva del capitalismo.

Allo scatenarsi della Prima Guerra Mondiale Lenin conia la parola d'ordine "Trasformare la guerra imperialista in guerra rivoluzionaria"

Fra le parti in guerra non c'è differenza; il significato di nazionale, che ogni borghesia cerca di attribuire alla propria guerra, nasconde il reale contenuto di rapina: «La Germania si batte non per liberare ma per opprimere le nazioni. Non è compito dei socialisti aiutare il brigante più giovane e forte a depredare i briganti più vecchi e nutriti».

Si può distinguere tra guerra giusta e ingiusta: indipendentemente da colui che attacca per primo, è aggressore colui che opprime; se l'oppresso lotta contro l'oppressore, conduce una guerra giusta. La parola d'ordine della difesa della patria è legittima e progressista in caso di guerra di liberazione nazionale, ma è reazionaria nel caso di guerra imperialista: «Il periodo dal 1789 al 1871 fu l'epoca di un capitalismo progressivo in cui l'abbattimento del feudalesimo, dell'assolutismo e la liberazione dal giogo straniero erano all'ordine del giorno della storia. Su questa unica base si poteva ammettere la 'difesa della patria', cioè la lotta contro l'oppressione. Oggi si potrebbe ancora applicare questa concezione in una guerra contro le grandi potenze imperialistiche, ma sarebbe assurdo applicarla in una guerra fra queste grandi potenze, in cui si tratta di sapere chi saprà spogliare meglio i paesi balcanici, l'Asia minore ecc. [...] una classe rivoluzionaria non può, durante una guerra reazionaria, che augurarsi la sconfitta del proprio governo [...] la rivoluzione in tempo di guerra è la guerra civile; la trasformazione della guerra dei governi in guerra civile è facilitata dalla sconfitta di questi governi».

Il 7 novembre 1917 (25 Ottobre 1917 nel calendario gregoriano in vigore in Russia) con l'assalto al Palazzo di Inverno segna la vittoria della rivoluzione sovietica

I tentativi di Rivoluzioni Precedenti (1905) e la Rivoluzione del '17

[modifica]

Lenin quindi capisce che il compito dei comunisti non è quello di scatenare la violenza per prendere il potere, ma, come nelle arti marziali, di convogliare la violenza scatenata dai capitalismi durante lo scontro tra loro, per trasformarla in rivoluzione.

Questo il motivo del fallimento delle rivoluzioni precedenti, e il successo della Rivoluzione del '17 (e anche di quelle future come quella Cinese nel 1949).

Insegnamenti

[modifica]

Quindi in sintesi cosa insegna Lenin, in termini di indicazioni sui compiti e gli obiettivi una organizzazione politica dei lavoratori:

- La necessità dell'analisi dei processi di competizione tra i capitalismi internazionali.

- La necessità dell'analisi delle evoluzioni delle modalità in cui confliggono gli imperialismi,

- La necessità di una organizzazione politica conseguente agli scenari prefigurati.

- La Consapevolezza che il Capitale ha un grado superiore di potenza militare e che compito dei comunisti è lottare per il pane, il lavoro, la pace, sforzandosi di non innalzare mai il livello di scontro in termini di conflitto fisico. Il livello di scontro è sempre innalzato dalla Borghesia, il partito deve essere consapevole e agire tenendone conto.

- La consapevolezza che la guerra è guerra imperialista, e che compito dei comunisti è di non parteggiare per i governi della sua nazione ma di lottare per la pace, e, se le situazioni lo consentono o lo impongono, prendere il potere per mantenere la pace e fermare la distruttività del Capitalismo imperialista.

- La rivoluzione come mezzo e non come fine. Se il fine è il comunismo/socialismo, la rivoluzione come passaggio verso il superamento del Capitalismo è uno (il più probabile ma non l'unico) mezzo per arrivarci. (tema da sviluppare)


A differenza dello società borghese, che considera lo Stato una necessità permanente per la sua esistenza, nella società socialista lo Stato è destinato a estinguersi e dovrà essere organizzato in modo che cominci a estinguersi: «Noi ci assegniamo come scopo finale la soppressione dello Stato, cioè di ogni forma organizzata e sistematica di ogni violenza esercitata contro gli uomini in generale. Noi non auspichiamo l'avvento di un ordinamento sociale in cui non venga osservato il principio della sottomissione della minoranza alla maggioranza. Ma, aspirando al socialismo, abbiamo la convinzione che esso si trasformerà in comunismo, e che scomparirà quindi ogni necessità di ricorrere in generale alla violenza contro gli uomini [...] perché gli uomini si abitueranno a osservare le condizioni elementari della convivenza sociale, senza violenza e senza sottomissione».