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Era Digitale
'''Era Digitale'''


L'era digitale e la crisi del capitalismo
L'era digitale e la crisi del capitalismo


Oggi il grande Capitale non riesce più a estrarre accumulazione dalla produzione materiale
Oggi il grande Capitale non riesce più a estrarre accumulazione dalla produzione materiale.


il tasso (saggio) di profitto ovvero il rapporto tra profitto accumulato e Capitale Investito, cioè il rapporto tra Profitto (P) e Capitale utilizzato per il salario (capitale variabile Cv) + capitale utilizzato per i mezzi di produzione (Capitale Costante Cc), ovvero P/(Cv+Cc) è in continua diminuzione.
Viene definito come tasso (saggio) di profitto il rapporto tra profitto accumulato e Capitale Investito, dove con profitto si intende differenza tra valore prodotto nel processo di trasformazione delle merci (produzione), valore incassato dal capitalista, e valore restituito al lavoratore in salario, mentre come Capitale Investito, si intende il capitale utilizzato per il salario (capitale variabile Cv) più il capitale utilizzato per i mezzi di produzione (Capitale Costante Cc),  


Per contrastare il fenomeno il Capitale comprime il capitale utilizzato per il salario Cv (delocalizzazioni, sfruttamento, ecc) ma le caratteristiche dell'economia capitalistica (la competizione internazionale, il policentrismo delle decisioni e la tendenza all'accumulazione), impongono il continuo aumento della quota parte del Capitale costante per poter diminure i costi di produzione e conquistare i mercati.
Quindi il tasso di profitto (saggio di profitto) è P/(Cv+Cc).
Altra misura importante è il rapporto tra profitto e capitale variabile, ovvero il saggio o taso di sfruttamento, il rapporto tra quanto va in tasca al capitalista rispetto a quanto va in tasca al lavoratore.
 
 
Beh il cardine della teoria marxista indica che il saggio di profitto è in continua diminuzione, "la caduta tendenziale del saggio di profitto".
 
 
 
Per contrastare il fenomeno il Capitale comprime il capitale utilizzato per il salario Cv (delocalizzazioni, aumento dello sfruttamento, ecc), ovvero diminuisce il rapporto tra risorse destinate al salario rispetto a quelle utilizzate per i mezzi di produzione: le caratteristiche dell'economia capitalistica (la competizione internazionale, il policentrismo delle decisioni e la tendenza all'accumulazione), impongono il continuo aumento della quota parte del Capitale costante (capitale destinato ai mezzi di produzione, chiamato anche composizione organica del capitale) per poter diminure i costi di produzione e conquistare i mercati, ed allo stesso tempo deprimono i salari, ovvero le risorse dei soggetti che sono destinati ad acquistare e consumare le merci prodotte.
 
L'introduzione di innovazione tecnologica nei processi produttivi: sviluppo dei macchinari, comportano un aumento delle capacità produttive, aumentano l'offerta di beni e la loro diminuzione di prezzo (e valore); al contempo la diminuzione delle risorse destinate ai consumatori, diminuiscono la capacità di acquisto e quindi deprimono la domanda.
il convergere di questi fattori producono necessariamente lo squilibrio tra domanda e offerta e provocano il fenomeno della sovrapproduzione, e quindi delle crisi di sovrapproduzione.  


Il continuo aumento del fattore posto a denominatore, determina la diminuzione del tasso di profitto P/(Cv+Cc)
Il continuo aumento del fattore posto a denominatore, determina la diminuzione del tasso di profitto P/(Cv+Cc)
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OGGI siamo arrivati al passaggio fondamentale.
OGGI siamo arrivati al passaggio fondamentale.


La presenza di paesi come la Cina impediscono la concertazione internazionale dei grandi capitali che, per attenuare, come in passato, la diminuzione del saggio di profitto, potrebbero rqallentare l'introduzione di innovazione tecnologica (minor aumento del capitale costante) per ridurre gli effetti della competizione internazionale.
La presenza di paesi come la Cina impediscono la concertazione internazionale dei grandi capitali che, per attenuare, come in passato, la diminuzione del saggio di profitto, potrebbero rallentare l'introduzione di innovazione tecnologica (minor aumento del capitale costante) per ridurre gli effetti della competizione internazionale.
 
Al contempo anche eventuali sforzi per aumentare la domanda, ovvero destinare risorse per il consumo sono estremamente pericolose e non comporterebbero gli effetti voluti per i grandi capitali: l'effetto di simili interventi diminuirebbe la competitività dei capitali rispetto a chi non sottoscrivesse questo intervento (la Cina per esempio) e le risorse destinate al consumo potrebbero essere destinate all'acquisto di beni prodotti a minor costo dagli altri soggetti che si pongono fuori dal circuito della concertazione internazionale del grande capitale, e quindi non alimenterebbero la domanda per i beni prodotti dai soggetti capitalistici, attori di una eventuale riforma sociale tesa a diminuire le conseguenze nefaste del meccanismo capitalista.


Neanche la guerra sembra un'opzione praticabile come nel passato.
Neanche la guerra, come portatrice di distruzione di risorse e induttrice di nuovi bisogni sembra un'opzione praticabile come nel passato.


L'instabilità insita nell'assetto capitalistico, la necessità di una crescita infinita per non far descrescere il saggio di profitto, si scontra con la finitezza del mondo.
Inoltre, va considerato il limite fisico della natura e del mondo, che non può più sopportare l'instabilità insita nell'assetto capitalistico, la necessità di una crescita infinita per non far descrescere il saggio di profitto, si scontra con la finitezza del mondo.


Una via di uscita per continuare a perpretare un sistema simile potrebbe essere rappresentata dalla produzione immateriale, il nuovo settore in espansione, il cui fatturato ha ampiamente superato, nei paesi più avanzati, il fatturato della produzione materiale.
Una via di uscita per continuare a perpretare un sistema simile potrebbe essere rappresentata dalla produzione immateriale, il nuovo settore in espansione, il cui fatturato ha ampiamente superato, nei paesi più avanzati, il fatturato della produzione materiale.
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Il capitale dovrebbe però riuscire a imporre il concetto di proprietà anche sui beni immateriali (la proprietà intellettuale), ed a mantenere lo stesso ciclo di valorizzazione delle merci materiali anche nelle merci immateriali, imponendo l'esclusiva legittimità dei produttori capitalistici della facoltà di riprodurre la merce immateriale, che ha la caratteristica che, una volta prodotta può essere riprodotta senza costi aggiuntivi.
Il capitale dovrebbe però riuscire a imporre il concetto di proprietà anche sui beni immateriali (la proprietà intellettuale), ed a mantenere lo stesso ciclo di valorizzazione delle merci materiali anche nelle merci immateriali, imponendo l'esclusiva legittimità dei produttori capitalistici della facoltà di riprodurre la merce immateriale, che ha la caratteristica che, una volta prodotta può essere riprodotta senza costi aggiuntivi.


Le caratteristiche proprie delle merci immateriali e digitali e le modalità di produzione contrastano la possibilità di riprodure stessi meccanismi capitalistici e esaltano nuove contraddizioni legate all'autoproduzione, autoemancipazione e liberazione dei produttori di valore ovvero dei lavoratori stessi.
Le caratteristiche proprie delle merci immateriali e digitali e le modalità di produzione contrastano la possibilità di riprodure stessi meccanismi capitalistici e esaltano nuove contraddizioni legate all'autoproduzione, all'autoemancipazione e liberazione dei produttori di valore ovvero dei lavoratori stessi.
 
La merce immateriale una volta prodotta si può riprodurre senza costi aggiuntivi, se viene mantenuta la libertà digitale di poter disporre delle tecnologie e di poter quindi utilizzarle per fini propri, la "riproduzione" è possibile per tutti e quindi anche per i "proletari" ovvero per i produttori di valore (i lavoratori)


La merce immateriale una volta prodotta si può riprodurre senza costi aggiuntivi, se viene mantenuta la libertà digitale di poter disporre delle tecnologie e di poter quindi utilizzarle per fini propri, la "riproduzione" è possibile per tutto e quindi anche per il "proletariato"
La produzione immateriale costa di aspetti materiali (dispositivi, macchine, infrastrutture) e immateriali: di mezzi di produzione materiali e immateriali.
Ma i mezzi di produzione materiali sono sempre più a basso costo e sempre più nelle disponibilità di TANTI e quindi degli stessi lavoratori inseriti nel ciclo di lavorazione dei beni immateriali (i lavoratori cognitivi).
Mentre i mezzi di produzione immateriale, ovvero le competenze, le professionalità, le reti di conoscenza e sviluppo delle idee, sono quelle dei lavoratori cognitivi, ovvero sono nella disponibilità dei lavoratori e non solo e non più dei possessori di capitale.


La produzione immateriale costa di aspetti materiali (dispositivi, macchine, infrastrutture) e immateriali, di mezzi di produzione materiali e immateriali.
Quindi nascono opportunità di liberazione, sembra possibile fare a meno dei possessori di capitale per produrre beni materiali, diventano possibili nuove forme di autoproduzione dal basso, da parte dei lavoratori cognitivi stessi, dei produttori di valore, che impediscono forme di estrazione e accumulazione dalla produzione immateriale. Il software libero, le nuove forme di tutela del diritto d'autore la condivisione del sapere e della conoscenza sono forme che impediscono o che potrebbero impedire le nuove forme di dominio che i capitali possono imporre nell'era digitale. Forme di controllo e dominio, e non più di solo sfruttamento, forme in cui l'azione e l'intervento dei Capitali non avrebbero più la fuznione, oggettivamente utile, di essere artefici del processo produttivo in quanto rappresentano i soggetti in grado di reperire i mezzi di produzione, altrettanto necessari, insieme ai lavoratori (produttori di valore) per la produzione di beni.
ma i mezzi di prooduzione materiali sono sempre più a basso costo e sempre più nelle disponibilità di TANTI e quindi degli stessi lavoratori inseriti nel ciclo di lavorazione dei beni immateriali (i lavoratori cognitivi).
In un mondo in cui i capitali non sarebebro necessari per la produzione immateriale, allora la funzione dei soggetti capitalistici avrebbe solo un ruolo di dominio, i rapporti di forza si sposterebbero su piani diversi rispetto al passato accentuando le forme autoritarie, mentre le libertà classiche borghesi, le libertà di azione, di impresa o come forse meglio di intrapresa, le libertà di produrre, possono doventare appannaggio anche e soprattutto dei lavoratori cognitivi.
I mezzi di produzione sono anche immateriali, ovvero sono le competenze, le conoscenze, le profesionalità dei lavoratori cognitivi,
Per quello difendere le libertà digitali è la nuova frontiera per la liberazione delle donne e degli uomini.

Versione attuale delle 14:17, 4 giu 2009

Era Digitale

L'era digitale e la crisi del capitalismo

Oggi il grande Capitale non riesce più a estrarre accumulazione dalla produzione materiale.

Viene definito come tasso (saggio) di profitto il rapporto tra profitto accumulato e Capitale Investito, dove con profitto si intende differenza tra valore prodotto nel processo di trasformazione delle merci (produzione), valore incassato dal capitalista, e valore restituito al lavoratore in salario, mentre come Capitale Investito, si intende il capitale utilizzato per il salario (capitale variabile Cv) più il capitale utilizzato per i mezzi di produzione (Capitale Costante Cc),

Quindi il tasso di profitto (saggio di profitto) è P/(Cv+Cc). Altra misura importante è il rapporto tra profitto e capitale variabile, ovvero il saggio o taso di sfruttamento, il rapporto tra quanto va in tasca al capitalista rispetto a quanto va in tasca al lavoratore.


Beh il cardine della teoria marxista indica che il saggio di profitto è in continua diminuzione, "la caduta tendenziale del saggio di profitto".


Per contrastare il fenomeno il Capitale comprime il capitale utilizzato per il salario Cv (delocalizzazioni, aumento dello sfruttamento, ecc), ovvero diminuisce il rapporto tra risorse destinate al salario rispetto a quelle utilizzate per i mezzi di produzione: le caratteristiche dell'economia capitalistica (la competizione internazionale, il policentrismo delle decisioni e la tendenza all'accumulazione), impongono il continuo aumento della quota parte del Capitale costante (capitale destinato ai mezzi di produzione, chiamato anche composizione organica del capitale) per poter diminure i costi di produzione e conquistare i mercati, ed allo stesso tempo deprimono i salari, ovvero le risorse dei soggetti che sono destinati ad acquistare e consumare le merci prodotte.

L'introduzione di innovazione tecnologica nei processi produttivi: sviluppo dei macchinari, comportano un aumento delle capacità produttive, aumentano l'offerta di beni e la loro diminuzione di prezzo (e valore); al contempo la diminuzione delle risorse destinate ai consumatori, diminuiscono la capacità di acquisto e quindi deprimono la domanda. il convergere di questi fattori producono necessariamente lo squilibrio tra domanda e offerta e provocano il fenomeno della sovrapproduzione, e quindi delle crisi di sovrapproduzione.

Il continuo aumento del fattore posto a denominatore, determina la diminuzione del tasso di profitto P/(Cv+Cc)

Ovvero l'accumulazione nella produzione (materiale) tende a diminuire costantemente.

OGGI siamo arrivati al passaggio fondamentale.

La presenza di paesi come la Cina impediscono la concertazione internazionale dei grandi capitali che, per attenuare, come in passato, la diminuzione del saggio di profitto, potrebbero rallentare l'introduzione di innovazione tecnologica (minor aumento del capitale costante) per ridurre gli effetti della competizione internazionale.

Al contempo anche eventuali sforzi per aumentare la domanda, ovvero destinare risorse per il consumo sono estremamente pericolose e non comporterebbero gli effetti voluti per i grandi capitali: l'effetto di simili interventi diminuirebbe la competitività dei capitali rispetto a chi non sottoscrivesse questo intervento (la Cina per esempio) e le risorse destinate al consumo potrebbero essere destinate all'acquisto di beni prodotti a minor costo dagli altri soggetti che si pongono fuori dal circuito della concertazione internazionale del grande capitale, e quindi non alimenterebbero la domanda per i beni prodotti dai soggetti capitalistici, attori di una eventuale riforma sociale tesa a diminuire le conseguenze nefaste del meccanismo capitalista.

Neanche la guerra, come portatrice di distruzione di risorse e induttrice di nuovi bisogni sembra un'opzione praticabile come nel passato.

Inoltre, va considerato il limite fisico della natura e del mondo, che non può più sopportare l'instabilità insita nell'assetto capitalistico, la necessità di una crescita infinita per non far descrescere il saggio di profitto, si scontra con la finitezza del mondo.

Una via di uscita per continuare a perpretare un sistema simile potrebbe essere rappresentata dalla produzione immateriale, il nuovo settore in espansione, il cui fatturato ha ampiamente superato, nei paesi più avanzati, il fatturato della produzione materiale.

Il capitale dovrebbe però riuscire a imporre il concetto di proprietà anche sui beni immateriali (la proprietà intellettuale), ed a mantenere lo stesso ciclo di valorizzazione delle merci materiali anche nelle merci immateriali, imponendo l'esclusiva legittimità dei produttori capitalistici della facoltà di riprodurre la merce immateriale, che ha la caratteristica che, una volta prodotta può essere riprodotta senza costi aggiuntivi.

Le caratteristiche proprie delle merci immateriali e digitali e le modalità di produzione contrastano la possibilità di riprodure stessi meccanismi capitalistici e esaltano nuove contraddizioni legate all'autoproduzione, all'autoemancipazione e liberazione dei produttori di valore ovvero dei lavoratori stessi.

La merce immateriale una volta prodotta si può riprodurre senza costi aggiuntivi, se viene mantenuta la libertà digitale di poter disporre delle tecnologie e di poter quindi utilizzarle per fini propri, la "riproduzione" è possibile per tutti e quindi anche per i "proletari" ovvero per i produttori di valore (i lavoratori)

La produzione immateriale costa di aspetti materiali (dispositivi, macchine, infrastrutture) e immateriali: di mezzi di produzione materiali e immateriali. Ma i mezzi di produzione materiali sono sempre più a basso costo e sempre più nelle disponibilità di TANTI e quindi degli stessi lavoratori inseriti nel ciclo di lavorazione dei beni immateriali (i lavoratori cognitivi). Mentre i mezzi di produzione immateriale, ovvero le competenze, le professionalità, le reti di conoscenza e sviluppo delle idee, sono quelle dei lavoratori cognitivi, ovvero sono nella disponibilità dei lavoratori e non solo e non più dei possessori di capitale.

Quindi nascono opportunità di liberazione, sembra possibile fare a meno dei possessori di capitale per produrre beni materiali, diventano possibili nuove forme di autoproduzione dal basso, da parte dei lavoratori cognitivi stessi, dei produttori di valore, che impediscono forme di estrazione e accumulazione dalla produzione immateriale. Il software libero, le nuove forme di tutela del diritto d'autore la condivisione del sapere e della conoscenza sono forme che impediscono o che potrebbero impedire le nuove forme di dominio che i capitali possono imporre nell'era digitale. Forme di controllo e dominio, e non più di solo sfruttamento, forme in cui l'azione e l'intervento dei Capitali non avrebbero più la fuznione, oggettivamente utile, di essere artefici del processo produttivo in quanto rappresentano i soggetti in grado di reperire i mezzi di produzione, altrettanto necessari, insieme ai lavoratori (produttori di valore) per la produzione di beni. In un mondo in cui i capitali non sarebebro necessari per la produzione immateriale, allora la funzione dei soggetti capitalistici avrebbe solo un ruolo di dominio, i rapporti di forza si sposterebbero su piani diversi rispetto al passato accentuando le forme autoritarie, mentre le libertà classiche borghesi, le libertà di azione, di impresa o come forse meglio di intrapresa, le libertà di produrre, possono doventare appannaggio anche e soprattutto dei lavoratori cognitivi. Per quello difendere le libertà digitali è la nuova frontiera per la liberazione delle donne e degli uomini.