Era digitale

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Era Digitale

L'era digitale e la crisi del capitalismo

Oggi il grande Capitale non riesce più a estrarre accumulazione dalla produzione materiale

il tasso (saggio) di profitto ovvero il rapporto tra profitto accumulato e Capitale Investito, cioè il rapporto tra Profitto (P) e Capitale utilizzato per il salario (capitale variabile Cv) + capitale utilizzato per i mezzi di produzione (Capitale Costante Cc), ovvero P/(Cv+Cc) è in continua diminuzione.

Per contrastare il fenomeno il Capitale comprime il capitale utilizzato per il salario Cv (delocalizzazioni, sfruttamento, ecc) ma le caratteristiche dell'economia capitalistica (la competizione internazionale, il policentrismo delle decisioni e la tendenza all'accumulazione), impongono il continuo aumento della quota parte del Capitale costante per poter diminure i costi di produzione e conquistare i mercati.

Il continuo aumento del fattore posto a denominatore, determina la diminuzione del tasso di profitto P/(Cv+Cc)

Ovvero l'accumulazione nella produzione (materiale) tende a diminuire costantemente.

OGGI siamo arrivati al passaggio fondamentale.

La presenza di paesi come la Cina impediscono la concertazione internazionale dei grandi capitali che, per attenuare, come in passato, la diminuzione del saggio di profitto, potrebbero rqallentare l'introduzione di innovazione tecnologica (minor aumento del capitale costante) per ridurre gli effetti della competizione internazionale.

Neanche la guerra sembra un'opzione praticabile come nel passato.

L'instabilità insita nell'assetto capitalistico, la necessità di una crescita infinita per non far descrescere il saggio di profitto, si scontra con la finitezza del mondo.

Una via di uscita per continuare a perpretare un sistema simile potrebbe essere rappresentata dalla produzione immateriale, il nuovo settore in espansione, il cui fatturato ha ampiamente superato, nei paesi più avanzati, il fatturato della produzione materiale.

Il capitale dovrebbe però riuscire a imporre il concetto di proprietà anche sui beni immateriali (la proprietà intellettuale), ed a mantenere lo stesso ciclo di valorizzazione delle merci materiali anche nelle merci immateriali, imponendo l'esclusiva legittimità dei produttori capitalistici della facoltà di riprodurre la merce immateriale, che ha la caratteristica che, una volta prodotta può essere riprodotta senza costi aggiuntivi.

Le caratteristiche proprie delle merci immateriali e digitali e le modalità di produzione contrastano la possibilità di riprodure stessi meccanismi capitalistici e esaltano nuove contraddizioni legate all'autoproduzione, autoemancipazione e liberazione dei produttori di valore ovvero dei lavoratori stessi.

La merce immateriale una volta prodotta si può riprodurre senza costi aggiuntivi, se viene mantenuta la libertà digitale di poter disporre delle tecnologie e di poter quindi utilizzarle per fini propri, la "riproduzione" è possibile per tutto e quindi anche per il "proletariato"

La produzione immateriale costa di aspetti materiali (dispositivi, macchine, infrastrutture) e immateriali, di mezzi di produzione materiali e immateriali. ma i mezzi di prooduzione materiali sono sempre più a basso costo e sempre più nelle disponibilità di TANTI e quindi degli stessi lavoratori inseriti nel ciclo di lavorazione dei beni immateriali (i lavoratori cognitivi). I mezzi di produzione sono anche immateriali, ovvero sono le competenze, le conoscenze, le profesionalità dei lavoratori cognitivi,