La società comunista secondo Marx

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Coerentemente con la sua visione non meccanicistica della realtà e la sua volontà di non formulare un'ideologia che preveda il futuro, il filosofo tedesco non teorizza esplicitamente le caratteristiche della futura società comunista, ma dà soltanto indicazioni sulla fase di transizione verso essa e la delinea come ipotesi. Egli sostiene che "il comunismo non è uno stato di cose che deve essere instaurato, ma un movimento reale che abolisce lo stato di cose presente". Innanzitutto Marx definisce l'importanza della rivoluzione del proletariato: se il capitalismo cadesse solo perché contraddittorio la storia si risolverebbe in un processo meccanicista. Invece il proletariato deve prendere coscienza della sua forza e, attraverso una rivoluzione violenta, deve abbattere il sistema corrente. Con la caduta della borghesia, andranno ad estinguersi tutte le sue espressioni, quindi lo Stato, la cultura e la morale borghesi, e le religioni. Ma prima della nuova società ci sarà un periodo di passaggio durante il quale la classe rivoluzionaria si sostituirà semplicemente a quella capitalista, edificando la dittatura del proletariato, ancora caratterizzata dal dualismo di classe. Durante questo periodo andranno smantellati tutti i residui del precedente sistema, e infine, con la collettivizzazione dei mezzi di produzione e l'abolizione della proprietà privata, si avrà il comunismo autentico, e spariranno allora feticismo e alienazione, gli individui non saranno più asserviti ad un lavoro diviso e potranno realizzare uno "sviluppo omnilaterale", accrescendo insieme le forze produttive sociali. Allora ci sarà il ritorno dell'uomo alla sua realtà sociale.